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Marino Giacometti é universalmente riconosciuto come il “padre” dello Skyrunning, colui che ha coniato questo termine e lo ha reso popolare grazie alle tante imprese sportive prima ed al suo impegno nelle federazioni una volta abbandonata la carriera sportiva. Lo ha intervistato, Carmela Vergura del Direttivo ASD Mountain Trail.

Marino, come é nato il termine “Skyrunning”?

Dopo la prima gara da Courmayeur al Monte Bianco in alcuni articoli ci definivano “corridori del cielo” e da lì è nato il nome Skyrunner. Quando poi si è passati a definire la disciplina sportiva il nome logico era appunto skyrunning.

Parliamo di numeri e date: nel 1995 nasce la Federation for Sport at Altitude (FSA), successivamente cambia nome per diventare ISF (International Skyrunning Federation, di cui tu sei il Presidente), attualmente (2021) ci sono 200 gare ISF in 65 nazioni e una partecipazione con oltre 50000 partecipanti.

Un bel successo in 26 anni: Ti aspettavi questi numeri?

Francamente mi aspettavo di più come federazione, non come numeri. Abbiamo 41 membri in altrettante nazioni ma molti sono delle semplici associazioni e, tranne 15, non sono ancora riconosciute dai rispettivi Comitati Olimpici. Per la verità all’inizio avevo immaginato una sorta di IOC della montagna che riunisse tutte le discipline dell’alta quota. Poi siamo diventati “mono federali”. Chissà se un giorno riprenderemo il sogno cominciato con gli SkyGames nel 2000.

Sei Presidente in carica dell’ISF (International Skyrunning Federation) come avete programmato il calendario 2021 considerando tutte le problematiche legate alla Pandemia?

Dopo la fondazione della federazione nel ’95, dal 2008 sono forzatamente il presidente ISF la cui principale mission è la promozione e riconoscimento della disciplina a livello olimpico. Proprio per questo ci siamo caricati di burocrazie e regolamenti ad hoc. Per il 2021 stiamo navigando a vista, ma i due campionati mondiali, assoluti e giovani, sono confermati a Luglio e Agosto. Applicando i protocolli C19 vedremo di agevolare la partecipazione di tutte le nazioni. Al momento siamo a 25 conferme.

In Italia da pochi anni è nata la FISKY (riconosciuta dal CONI) che disciplina l’attività dello Skyrunning, come vedi il suo sviluppo negli anni futuri?

La strada è sempre in salita ma il primo riconoscimento del CONI (come disciplina) all’interno dell’alpinismo è un buon passo per identificare questa sepcialità rispetto alla classica corsa in montagna o alle gare ibride trail running

In termini di sicurezza, quale é la differenza tra la Corsa in Montagna (riconosciuta dalla FIDAL) ed una Skyrace?

Il concetto di base è che nella corsa in montagna classica si corre su sentieri corribili in tenuta da runner. Lo skyrunning ha una componente “alpinistica” e comprende uso mani, bastoncini, attrezzi, ramponi, uso corde fisse, neve, creste con relativa esposizione… quindi esigenza di preparazione e percorsi attrezzati da guide alpine.

Lo Skyrunning, un giorno, potrebbe diventare disciplina Olimpica?

Come riconoscimento di disciplina ci stiamo lavorando. Come disciplina nelle Olimpiadi proprio no, come il trail in natura o la classica corsa in montagna. In un futuro molto lontano ci potrebbero essere le gare vertical indoor (grattacieli) o VK su percorsi standard. Il resto è impossibile, anche snaturando lo sport con garette sprint o percorsi artificiali. Lo skyrunning è in montagna.

Tra tutti i tuoi record e sfide alpine, quale ti ricordi in modo particolare?

Confesso che ricordo tanti momenti ma spesso per inquadrare quella scalata o quel record devo andare a rileggermi il curriculum o cercare tra i documenti storici. Dell’alpinismo, fra le varie spedizioni agli 8000 ricordo ogni metro della parete Diamir al Nanga Parbat, forse perché era la prima, ma forse anche la più difficile rispetto al Broad Peak o Gasherbrum. Per le gare skyrunning sicuramente è sempre il Monte Bianco, anche nella versione da Genova/mare. Al Monte Rosa ho sofferto di più perché ero totalmente solo, ma forse per questo i ricordi sono più appannati. Cercherò di farli riaffiorare nel prossimo libro.

Il 28 luglio 1991 quattro atleti – Adriano Greco, Marino Giacometti, Angelo Todisco e Sergio Rozzi – partecipano alla prima edizione della salita al Monte Bianco da Courmayeur con ben 52 chilometri di sviluppo, vinta da Adriano Greco in 8h48’25’’. Cosa ti ricordi di quel giorno?

Ero più stressato da organizzatore che da atleta, avendo segnato a spanne il percorso il giorno prima e sparando che in alto la guida avesse segnalato i passaggi sui ponti dei crepacci. Come atleta ricordo bene solo l’ultimo sprint prima di Courmayeur per restare sotto le 10 ore. Due anni prima ne avevo messe 12h con l’amico Paolo Fornoni, ma la discesa l’avevamo presa con comodo…

Cosa pensi dell’evoluzione delle attrezzature e dell’abbigliamento dell’atleta skyrunner dei primi anni 90 rispetto ad oggi, in cosa è migliorato o è cambiato?

Certi nostri prototipi di allora sarebbero ancora a livello dei migliori articoli di abbigliamento attuali. Il salto di qualità è stato fatto soprattutto nelle scarpe (a saperle scegliere), nei microramponi, nei zainetti “camel bag” e negli stessi integratori… ai tempi era disponibile una sola marca con dei flaconcini stile farmacia e non c’erano barrette di nessun genere.

Spesso si sente dire che lo Skyrunning non è per tutti. Tu sei d’accordo?

Il panorama delle skyrace è ampio e tecnicamente su tre livelli di difficoltà. Con una buona preparazione da “mezza maratona o maratona”si può tranquillamente cominciare a cimentarsi in quelle di primo livello. È importante allenarsi però anche a correre in discesa. Nei primi test si sentirà dolore ai quadricipiti, ma allenandosi spesso i muscoli si auto riparano e paradossalmente, più corri in discesa meno dolori si hanno il giorno dopo…

Per affrontare le gare di Skyrunning è sufficiente allenarsi nel posto in cui si vive oppure è importante allenarsi anche in quota e su percorsi che simulano quelli di gara?

Dipende molto dall’altimetria della gara e dalla quota media. Se ad esempio la gara parte da 1000m e arriva a 2500m solo come quota massima, basta allenarsi ovunque, sempre però anche su tratti di salita e discesa. Lo schema di preparazione è simile alla maratona con la differenza che tempi e distanze si misurano in salita e discesa anziché in piano. Se la gara invece partisse da 2000m e-o avesse un’altitudine media superiore è indispensabile un allenamento specifico su quel terreno e un breve acclimatamento pre gara di 2-3 giorni.

Marino, ti pongo una domanda da atleta non esperto sui Vertical. Se decido di iscrivermi al VK2 Mont Blanc in programma il 31 luglio a Courmayeur, di 11 km, 2000mt d+ ed arrivo a 3560mt di altitudine, che cosa mi consiglieresti per la preparazione?

Sarebbe indispensabile aver prima provato una gara di VK classica o una skyrace tecnica. Come impegno aerobico il VK2 è molto più impegnativo di una qualsiasi skyrace perché non da tregua, è in alta quota e bisogna essere lucidi nei passaggi più tecnici. Quindi allenarsi molto e su terreni ripidi prima di accettare questa sfida.

Come vedi lo sviluppo della gara VK2 del Monte Bianco?

Una gara stupenda che ha ripreso in chiave moderna il primo tratto dello SkySki du Mont Blanc che finiva all’Aiguille du Midi a cui ho collaborato per 4 edizioni dal 1998. Complimenti e grazie a Gigi per avere rimesso in piedi questo evento. Credo che il VK2 rappresenta l’essenza dello skyrunning e potrà solo crescere, come la rinascita della Monte Rosa SkyMarathon che arriva ai 4454m della Capanna Margherita. Sono gare non per tutti ma che ispireranno molti atleti.

Ti propongo un elenco di nomi di atleti che hanno firmato l’albo d’oro della disciplina a fil di cielo. Potresti descrivere brevemente ciascuno di loro?

Un’ultima domanda prima di lasciarci, il record di velocità di Kilian Jornet sul Cervino 2h 52’02” (21 agosto 2013) secondo te sarà mai battuto?

Sembra impossibile, ma si diceva così anche delle 3h14.44 di Bruno… li però c’era margine di attrezzatura e verglass. Kilian ha invece avuto tutto il meglio possibile.

Se qualcuno ci riuscirà sarà questioni di minuti o secondi, per cui sarebbe un record in miniatura.